La pandemia e le misure per il suo contenimento hanno avuto ripercussioni psicologiche su tutta la popolazione, soprattutto sui più piccoli. I bambini e gli adolescenti sono stati inglobati in un clima di paura e di incertezza per il futuro, ritrovandosi di fronte a cambiamenti repentini che hanno interessato i ritmi delle loro vite familiari e scolastiche
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“Quest’anno abbiamo avuto la conferma di quanto sia importante la salute mentale e di quanto siano importante le relazioni per il benessere psicologico di ciascuno, a qualsiasi età. Dove ha origine tutta questa sofferenza?“
“La pandemia ha reso ancora più marcate le differenze sociali, economiche e, anche, psicologiche. Non esiste solo la vulnerabilità fisica, ma ci sono persone e ragazzi che possono essere particolarmente vulnerabili sotto il profilo psicologico, a cui è importante dedicare particolare attenzione. In età evolutiva, infatti, non tutti posseggono già le risorse mentali sufficienti per gestire le perdite e le limitazioni che hanno caratterizzato questo ultimo anno, perciò è necessario non abbandonare chi è più fragile e rendere il sostegno psicologico più accessibile per tutte le fasce d’età”.

“Quali saranno le ripercussioni nei prossimi anni?“
“È difficile prevedere le effettive conseguenze sulla salute mentale dei bambini e degli adolescenti in futuro. Ma sappiamo che alti livelli di stress e isolamento possono influenzare lo sviluppo psico-fisico anche a lungo termine, e ciò risulta maggiormente difficile da gestire in chi si trova in condizioni di povertà economica, sociale, educativa. Il benessere psicologico di bambini e adolescenti è un aspetto necessariamente collegato all’erogazione di sostegni per le famiglie, in modo che tutti i genitori vengano messi nelle condizioni di dedicare tempo e ascolto per i propri figli”.
“Quali azioni si possono mettere in campo?“
“Occorrerebbe potenziare i servizi a sostegno del cittadino, promuovendo un’attenzione specifica verso il benessere psicologico. La definizione e l’attuazione degli interventi deve presupporre la collaborazione tra le istituzioni sanitarie, sociali e gli agenti educativi, coinvolgendo in modo partecipativo le famiglie e gli stessi minori. Sarebbe utile instaurare reti a supporto di tutta la popolazione in età evolutiva (e non solo) e pianificare interventi mirati per le persone a maggior rischio e in condizioni di fragilità. È importante ascoltare i più giovani, non lasciarli soli, dar loro uno spazio per esprimersi e fare domande” Visualizza l’intero articolo qui: Orange Is The New Milano