Sindrome della capanna: si può avere paura di tornare alla normalità? Ne parlo in questo nuovo appuntamento su Orange Is The New Milano
“Il fatto che gradualmente stiano riaprendo negozi, attività e si allentino i divieti, cosa scatena psicologicamente nelle persone chiuse in casa da mesi?“
“Per molti questa nuova fase rappresenta un cambiamento positivo, una spinta all’azione, un segnale di speranza, soprattutto per chi si è sentito immobile durante il lockdown. Penso soprattutto ai commercianti e a chi ha subito il blocco anche a livello economico: è arrivato finalmente quel momento di slancio e positività che aspettavamo da tempo. Questo non significa, però, che siamo tutti felici: per molte persone l’idea di dover lasciare casa, riprendere le uscite e frequentare luoghi pubblici non è più così desiderabile. Molti chiamano questa condizione emotiva ‘sindrome della capanna’, descrivendo la paura di dover abbandonare i propri spazi per ritornare in un mondo che potrebbe essere molto diverso dalle nostre aspettative”.

“Quindi è possibile che qualcuno, ormai abituato a non uscire e avendo cambiato abitudini, viva questo ritorno alla normalità con apprensione o altri sentimenti come preoccupazione, frustrazione, chiusura?“
“Sì, siamo passati dalla Fase Uno alla Fase Due da un giorno all’altro, ma quando parliamo di emozioni, il passaggio non è sempre così netto. Il pensiero di dover riprendere le attività quotidiane, come ritornare in ufficio o utilizzare la metropolitana, può renderci preoccupati e farci stare in ansia, anche in questa nuova fase. Questo malessere ha ragione di esistere soprattutto in chi, proprio grazie al lockdown, ha imparato a riappropriarsi degli spazi domestici, utilizzando questa finestra temporale per rivalutare ciò che è davvero importante per sé. Il pensiero di dover abbandonare il mondo creato in questi mesi può spaventare, poiché implica il dover affrontare una rinuncia, che può riguardare il tempo speso in famiglia, col partner o con se stessi”.
“Ha notato un cambiamento nei temi che le portano le persone che la contattano in quest’ultimo periodo, rispetto a quanto era emerso qualche settimana fa in pieno lockdown?“
“Certo, prima abbiamo dovuto mettere da parte i problemi al di fuori delle nostre case, per gestire una situazione di emergenza, incapaci di immaginare quale sarebbe stata l’evoluzione della nostra vita nei mesi successivi. Adesso, invece, dobbiamo fare i conti con tutto ciò che avevamo lasciato in sospeso: alcuni problemi non esistono più, ma altri hanno assunto nuove forme. O, ancora, possiamo essere noi stessi a essere cambiati: se in queste settimane abbiamo acquisito nuove consapevolezze, rendendoci conto, ad esempio, di voler cambiare lavoro, partner o altri aspetti importanti della nostra vita, adesso non possiamo più rimandare e ci ritroviamo a dover affrontare le conseguenze di questi cambiamenti. E non è affatto facile(…)” Visualizza l’intero articolo qui: Orange Is The New Milano